Poliedrica come poche, frizzante, ironica e raffinata. La stilista fiorentina Chiara Boni, cosmopolita d’adozione, torna alla Milano Fashion Week dopo più di vent’anni trascorsi a sfilare a New York. Ed è un tripudio di emozioni, grazie alla sua globetrotter chic impegnata ad incedere decisa per la metropoli in eleganti jumpsuit ed abiti da sera dai toni vibranti dell’arancio, verde lime e viola. Interprete della collezione è Drusilla Foer che apre il defilè Primavera/Estate 2024 curato da Simone Guidarelli.

Che emozioni ha provato sulla passerella milanese dopo tanti anni trascorsi ad esibirsi nella Grande Mela?
Una forte trepidazione poiché nemo propheta in patria. Tornare a casa è bello, anche se ci sente più fragili. Il riscontro è stato positivo, ma si ha più paura del confronto.
Quali differenze ha notato rispetto alla sua ultima sfilata qui?
Una volta le sfilate duravano un’ora e mezzo, oggi con quindici minuti si presenta la collezione. Prima i tempi erano infiniti, ma il pubblico era contento di assistere ad uno show del genere. Milano è una città vivace, una città-stato, il turismo è ricco, è una vera e propria capitale del lusso.

La sua è una moda all’insegna della sostenibilità, con il primato di essere la prima azienda italiana di abbigliamento ad aver ottenuto la certificazione PEF (Product Environment Footprint), grazie alla realizzazione di capi di bassissimo impatto ambientale.
Fin dal mio incarico in Regione Toscana nel 1999 mi sono occupata di ambiente e sostenibilità. Ci sono delle best practices da adottare quotidianamente per migliorare il nostro sistema. Ad esempio trasportare il cotone dall’India non è ecologico, ciò invece che è a chilometro zero è più sostenibile. I nostri abiti vengono spediti in bustine per impattare meno.
A Firenze nel 1971 apre la sua prima boutique “You Tarzan, me Jane”, cosa le ha trasmesso la sua città?
Io sono fiorentina al 100% nel mio DNA, amo tutto della mia città. Proprio camminando per queste vie che ho imparato il senso dell’armonia delle proporzioni. Sono fiorentina anche caratterialmente: diretta, decisa, autoironica. Amo le persone per quello che sono non perché sono ricche, ma per la loro simpatia, per ciò che mi trasmettono.

Non a caso è fiorentina anche Drusilla Foer, che apre la sua sfilata Primavera/Estate 2024.
Conosco Gianluca Gori da quando aveva sedici anni e so bene quanta fatica ed impegno ha messo nel costruire il suo personaggio. Amo coloro che hanno qualcosa da raccontare, mi piace che la passerella dia emozione. Nel 1993 sfilò per me Moana. Oggi le mannequin non sono più quelle solari degli Anni Ottanta, ma inquietanti. La passerella deve dare qualche urletto di stupore. Ho scelto una palette cromatica vibrante e frizzante. Mi sono ispirata all’Africa in quanto mix di colori, così come New York dove convivono insieme tante etnie diverse tra loro.
Il viaggio che l’ha più entusiasmata nella sua vita?
Alle Isole Ebridi, a Nord dell’Inghilterra, eravamo l’unica barca che girava lì, il sole a mezzanotte è stato qualcosa di unico. Ricordo anche un’avventura in Ladakh sulla Via della Seta, abbiamo aspettato tre ore per transitare, si viaggiava su un baratro. O anche i viaggi in moto con mio marito in Francia e in Normandia all’insegna dell’avventura dormendo in ostelli abbondonati. Ogni avventura ci arricchisce un po'.

In passerella appaiono raffinate jumpsuite e long dress: l’iper femminilità è in primo piano?
Volevo stupire il pubblico, fermo restando che La Petite Robe è un mio capo iconico, così come stanno andando molto i pantaloni compfy senza zip che indosso sempre, così dopo pranzo non soffro!
Completano gli outfits le minibag chic in perline e una fragranza raffinata aleggia in pedana.
Le borse ed orecchini, chokers e necklace sono opera di Roberto Corona Amore, founder e direttore creativo di Bad At Math e danno un tocco in più ai look. Ho voluto infondere sul backdrop un’essenza agrumata creando un profumo ad hoc con Creasens Group. Volevo profumare tutta la sala, ma non è stato possibile!
Si affida nuovamente per lo styling a Simone Guidarelli, cosa la lega lui?
Una grande complicità, lavoriamo insieme da tredici anni, a parte qualche accenno di nervosismo andiamo d’accordo. Quando lui sceglie i colori sono sempre quelli giusti. Per uno stilista ci vuole sempre un secondo occhio con cui abbia feeling.
Che cos’è per Chiara Boni lo stile ed eleganza?
Se ti guardi allo specchio e sei contenta hai messo la cosa giusta. Il vestito che ti impedisce i movimenti non ti fa bella, non è il tuo abito. Ognuno ha il suo stile, a prescindere dalle ragazzine che si assomigliano, la donna sceglie il suo stile per sentirsi felice.
Indimenticabile è il suo manuale “Vestiti, usciamo” scritto con Luigi Settembrini: quando leggeremo qualcosa di nuovo?
In realtà presto, ho in previsione un libro a dicembre. Ho attraversato il Secolo ed ho voglia di raccontarmi.
Elena Parmegiani